lunedì 24 marzo 2014

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo || lo costrinse a viaggiare una vita da scemo

Al tavolo di Yahn ci sono altri cinque ragazzini, cinque creature di età compresa tra i dieci e i tredici anni, intenti a filare. Nel grande stanzone della fabbrica, ci sono altri dieci tavoli così, in tutto sono undici.
Ci sono approsimativamente sei ragazzini ad ogni tavolo, undici per sei sessantasei. Ad ogni tavolo c'è più o meno la stessa variabile di età che c'è a quello dove lavora lui e il lavoratore più giovane ha nove anni. Il più vecchio quindici.
Quindi la media d'età stimata di tutto lo scompartimento è di dodici anni.
Dodici anni.
Vuol dire che lui è appena sotto la media, ma è comunque tra i più grandi e molto presto, con buone probabilità, sarà trasferito ad un altro scomparto della fabbrica, perchè la corporatura media, ammettendo che si possa calcolare in termini statistici, è di...


Mi sanguinano le dita. Mi sanguinano le dita, fa male. Perchè non posso avere dei cerotti? Perchè non posso chiedere di essere visto da un medico? Potrebbero cadermi le mani e nessuno se ne accorgerebbe. No, forse se ne accorgerebbero vedendo che ho smesso di filare...



La corporatura media si può calcolare, tutto si può calcolare, anche quanti giri sta facendo la piccola ruota a manovella, quanti giri ancora farà, quando si romperà. Ce ne sono sei, una per ragazzino, e tutte girano ad una velocità stabile, con un ronzio di sottofondo che sembra quasi quello di un insetto, o di un motore silenzioso. Tutte ansieme compongono un piccolo concerto, il padrone lo definisce con orgoglio "Il suo concerto di operosità e benessere".



 Operosità e benessere, operosità e benessere, operosità e dita rotte e collare al collo e freddo. Fa troppo freddo qui, il ferro del collare punge, fa male. Si sta attaccando alla pelle, lo so, e succederà com'è successo a Jean, che gli dovranno staccare la carne e farà ancora più male...



  Le dita del ragazzino tremano, i suoi occhi lucidi si sollevano dal suo lavoro e guardano il resto della sala attraverso i raggi della ruota che continua a girare. In quel magazzino le pareti sono grigie, metalliche e hanno l'odore della lamiera bruciata. Per terra c'è uno strato di sabbia e lana scartata, di terra e di sporco, ma ora la maggior parte del pavimento è occupato dalla brina. Non c'è riscaldamento in quella parte della fabbrica e la porta viene aperta spesso e gli spifferi passano impietosi con l'ululare del vento. Fuori nevica, ma dentro è come se il tempo si fosse fermato.

Dalle bocche dei ragazzini escono piccole volute di vapore: ognuno di loro ha un collare al collo, alcuni iniziano a mostrare i primi segni dei geloni, sotto la luce impietosa di undici lampadine che oscillano sopra i tavoli e allungano tutte le ombre.
Nessuno di loro ogni tanto guarda al di sopra della propria ruota, nessuno di loro sbircia il lavoro del proprio vicino. Yahn vede i capelli arruffati di ognuno, il profilo del naso, un accenno di sguardo che tuttavia non incontrerà mai il suo.


Sei strano, strano, strano. Loro non pensano. Non fanno i conti, a loro non interessa quanti tavoli ci sono in una stanza, quanti ragazzini ci sono ai tavoli, non interessano le medie, le statistiche, i numeri. Sei strano. Strano, strano, strano, strano...



 "Occhi sulla ruota ragazzo."

E' una frase senza alcuna fantasia, ma non ci vuole originalità per spaventare un ragazzetto di dodici anni. Yahn china di nuovo il capo e incassa la schiena, facendo rimettere in moto la ruota, sperando che questo basti ad evitare un colpo. Di solito funziona, ma ci sono delle variabili, variabili che neppure lui riesce a calcolare, fattori imprevedibili come l'umore del guardiano di turno, il numero di bastonate inferte fino a quel momento, la presenza del padrone.
Nessun altro ragazzino si gira quando lui viene redarguito e nessuno si girerà nel caso venga bastonato, perchè è così che funziona, in fabbrica.


Così funziona: tu lavori, la ruota gira, la lana viene filata. Se non lavori vieni bastonato, se vieni bastonato fa male. Tanto male. E se fa male potresti non essere in grado di lavorare e se non sei in grado di lavorare ricevi più bastonate e la tua schiena si spezzerà, com'è successo ad alcuni.



Il colpo non arriva, la ruota riprende a girare ad una velocità sostenuta, la lana filata continua ad accumularsi e il guardiano se ne va. Tornerà a fare il giro probabilmente tra qualche minuto, tre minuti e trentasette secondi per essere precisi.

Nessuno si muove, nessuno tossisce, nessuno parla. Mancano ancora molte ore alla fine del turno e l'unico modo per impiegarle è cercare di calcolare quante volte passerà il guardiano per il suo tavolo, cercando di non pensare a quanti colpi di bastone caleranno nel frattempo. Calcolare senza pensare a tutto il resto, ignorando la voce che non può davvero ignorare, perchè è la sua.
E lui ha ragione.


Mancano tre ore.

In ogni ora ci sono sessanta minuti.
Mancano centottanta minuti.
In centottana minuti il guardiano passerà circa sessanta volte all'incirca.
In quelle sessanta volte...


...

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