lunedì 2 giugno 2014

Soltanto una legge che io riesco a capire



La Shouye è come una moglie che non ti tradisce mai, la donna che ti aspetta a casa, con le sue regole, con i suoi ritmi, con i suoi doveri. Ci sono volte in cui vuoi scappare, illuderti di non avere alcuna fede nuziale al dito, ignorare le clausole rigide e soffocanti del contratto che hai siglato di tua spontanea volontà.
Di tua spontanea volontà.

Non sei uno schiavo, adesso?

Nascondi la fede, giri le spalle alle regole, esci di giorno e ti illudi di essere un ragazzo qualunque, forte del potere, dei soldi, forte di qualsiasi cosa. Esci e hai le tue scappatelle, fingi di essere un uomo libero, qualcuno che può permettersi di sognare, anche quando non è così.
E' in piedi in mezzo ad un salotto, un salotto vuoto, pieno di quadri traboccanti arte e raffinatezza e denaro. La pittura non è mai stata nelle sue corde né nella sua fede. Non è un bravo critico o un bravo praticante, sa solo attendere di fronte alla tela già perfezionata e accettare ciò che vede e ciò che non riuscirà mai a vedere. 
La Shouye è davvero come una moglie, una donna che ti fa la predica quando torni sbronzo, quando rincasi tardi. Quando hai l'amante.

Pensi che riusciremmo ad essere amici?

La Shouye non ti giudica, ti attende con pazienza perché sa che tornerai, prima o poi, tornerai incattivito, sfiduciato, solo. Tornerai quando avrai chiaro che nessuno può amarti quanto lei, che nessuno può accettarti quanto lei, che non c'è nessuno, fuori, su cui tu possa fare affidamento.
O forse sì.
Di fronte a lui, sulle tele oscurate dalla penombra, prendono vita diversi ritratti, diverse scene.
Elian in ospedale.
Virginie su quella panchina, nei giardini.
Daphne nelle cucine.
Lui, mentre è solo un ragazzino di fronte ad un uomo raffinato che cerca di farlo diventare un essere civile. 
Lui mentre mostra le sue debolezze, mentre chiede della sua famiglia.
"Penso a mia madre"
Ricorda di averlo detto. Un'altra scappatella, un'altro tentativo di fuggire, anche se ancora non aveva alcuna fede da nascondere.
"Lei di certo non pensa a te. Starà facendo la schiava, per qualche bella casa."
Non aveva risposto, a quella frase, ma ricorda di aver sentito gli occhi inumidirsi, come li sente ora. 
"Dimenticala. Lei di certo l'ha fatto. E quando sarai nella Shouye, ti potrai comprare una madre nuova".

Non ha la forza di urlare, mentre realizza che non ha potuto fare neanche questo: non ha una madre, non ha una famiglia, non ha neanche un'amante. Ha solo una moglie troppo gelosa, un matrimonio troppo stretto e una serie invidiabile di rifiuti, esattamente come ogni dannato membro di quella Casa.
Lui sa di non aver esaurito le sue promesse, di non aver imboccato il vicolo cieco, ma intravede la fine di tutto questo. All'orizzonte, in lontananza, vede il muro che non potrà scavalcare e sa che prima o poi ci sbatterà contro.
E lo sa anche la Shouye.
Solo che lui continuerà a scalpitare, a correre, mentre lei rimarrà lì, ferma, paziente, persino compassionevole, pronta a mormorargli parole di conforto quando lo troverà in ginocchio, esausto, senza più energie per continuare.

You're an angel

Ha ancora una partita da giocare, un'altra in cui barare fino a che non sarà a corto di assi. Mister Hoggard gli direbbe che non c'è alcun senso in una lotta che sai di non poter vincere. Non puoi combattere la schiavitù, non puoi combattere la Shouye. 
Nel silenzio colmo di eleganza, il suo sussurro irato suona tremendamente osceno.
"You're a huge bitch, ya know?"
Se non fosse impossibile, giurerebbe di aver sentito una risata, in risposta.

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